De bono pacis |
Il bene della pace |
originale latino |
volgarizzamento (2007) di EP |
⌂ [5] Quarta ratio accipitur ex parte ecclesie catholice cuius bonum consistit in pace fidelium, sicut bonum corporis consistit in pace membrorum et bonum domus consistit in pace partium domus. |
Quarta ragione o argomentazione da parte della chiesa cattolica, il cui bene consiste nella pace dei fedeli, così come il bene fisico consiste nel benessere delle membra e il bene d'una casa nella pace dei suoi abitanti. |
Ecclesia enim dicitur corpus Christi, iuxta illud Col. 1[,18] «Ipse est caput corporis ecclesie»; et iterum «Pro corpore eius quod est ecclesia». Et dicitur domus Dei, iuxta illud I Thim. 3[,15] «In domo Dei conversari que est ecclesia Dei vivi». Unde secundum Ysidorum libro VIII Ethimologiarum, ecclesia in greco idem est quod convocatio in latino, et catholica idem est quod universalis, quia scilicet universi fideles de universis partibus mundi ad simul sentiendum de universali bono quod est Deus vocantur in fidei pacificam |108ra| unitatem; sicut enim est una fides, iuxta illud Eph. 4[,5] «Una fides», ita est una ecclesia, iuxta illud Cant. 6[,8] «Una est columba mea» etc.; Glosa: «Magna catholice laus unitatis»[1]. |
Chiesa è detta corpo di Cristo, Colossesi 1,18, «Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa»; e ancora (Col. 1,24) «A favore del suo corpo che è la chiesa». È detta casa di Dio, I Timoteo 3,15: «Soggiornare nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente». Secondo Isidoro, Etimologie VIII, 1 § 1, chiesa in lingua greca significa convocazione, e cattolica significa universale: ossia tutti i fedeli, da ogni parte del mondo, sono convocati nell'unità pacifica |108ra| della fede per sperimentare comunitariamente il bene universale che è Dio. E poiché unica è la fede, Efesini 4,5, «una sola fede», così unica è la chiesa, Cantico dei Cantici 6,9, «Unica è la mia colomba» eccetera; Glossa biblica: «Grande vanto dell'universale unità!». |
Et ideo bonum ecclesie consistit in pacifica fidelium unione, sicut dicit collecta[2] «Quibus dedisti fidem largiaris et pacem»; et alia «Ecclesia tua Spiritu sancto congregata hostili nullatenus incursione turbetur». Et Act. 9[,31] dicitur «Ecclesìa per totam Iudeam pacem habebat». Iudea enim interpretatur confitens[3], quod ad confessionem fidei potest referri. Et I Cor. et II Cor. 1 «Ecclesie Dei que est Corinthi etc. gratia vobis et pax». Bonum autem ecclesiasticum prefertur bono temporali, sicut et caput ecclesie idest papa prefertur capiti temporalium idest imperatori. |
Il bene della chiesa dunque consiste nella pacifica unità dei fedeli, come dice l'orazione liturgica: «A quanti hai dato il dono della fede, concedi anche la pace»; e ancora: «La tua chiesa, riunita dal santo Spirito, non sia mai turbata da ostili assalti». E negli Atti degli Apostoli 9,31, si dice «La chiesa era in pace per tutta la Giudea». Giudea significa "assertore", che possiamo riferire alla confessione della fede. I Corinzi 1,2-3 e II Corinzi 1,1-2: «Alla chiesa di Dio che è in Corinto eccetera, grazia a voi e pace». Il bene ecclesiale va preposto a quello temporale, allo stesso modo che il capo della chiesa ovvero il papa va preposto al capo delle cose temporali ovvero all'imperatore. |
Sed contra, quia ecclesia hoc probibet; unde in concilio generali Innocentius III, Extra, De rebus ecclesie alienandis vel non «Cum laicis quamvis religiosis disponendi de rebus ecclesie nulla sit attributa potestas». Item Extra, De emunitate ecclesiarum, Non minus et Adversus consules etc.[4] |
Obiezione. La chiesa proibisce l'esproprio dei suoi beni. Innocenzo III, concilio lateranense IV (1215), nelle decretali Extravagantes, libro IlI, titolo 13 Alienazione o no dei beni ecclesiastici, capitolo 12: «Né a laici né a religiosi è riconosciuto alcun potere di disporre delle proprietà della chiesa». Anche in Extravagantes, libro III, titolo 49 Immunità delle chiese, capitoli 4 e 7. |
Et dicendum quod ecclesia excipit casum comunis utilitatis; unde dicit ibi[5] Non minus «Nisi episcopus et clerus tantam necessitatem vel utilitatem inspexerint ut absque ulla coactione ad relevandas comunes utilitates vel necessitates, ubi laicorum non suppetunt facultates, subsidia per ecclesias extiment conferenda»; Glosa: «Conferre enim debent sicut et alii possessores ad iter faciendum vel pontem edificandum vel reficiendum». Multo ergo magis pro bono pacis possunt accipi per laicos bona ecclesiastica. |
Risposta. La chiesa fa un'eccesione: caso di pubblica utilità. Dice infatti in Extravagantes IlI, 49, capitolo 4 dall'incipit Non minus: «A mono che vescovo e clero, a fronte di gravi necessità e bisogni, stimino opportono sovvenire - senza coazione alcuna - a urgenti e pubbliche necessità, laddove le risorse dei laici risultino insufficienti, e di conseguenza concedano sussidi ecclesiastici». Glossa: «Sono tenuti a contribuire, al pari di altri proprietari, per fare una strada, per edificare un ponte o ripararlo». A più forte ragione, dunque, i beni ecclesiastici possono essere lecitamente prelevati da laici al fine di ricomporre la pace cittadina. |
Sed contra, quia ibi, Adversus consules, additur «Propter imprudentiam quorundam romanus pontifex prius consulatur, cuius interest comunibus utilitatibus providere». |
Obiezione. In Extravagantes, libro III, titolo 49, capitolo 7 dall'incipit Adversus consules, si specifica: «A scanso d'imprudenze di taluni, si consulti prima il romano pontefice, cui spetta disporre dei pubblici servigi». |
Et dicendum quod hoc debet[6] intelligi nisi principalis summus pontifex, idest Christus, cuius vicarius est papa, velit contrarium, quia «Deo oportet obedire magis quam hominibus», ut dicitur Act. 5[,29]. Deus autem et ius divinum bonum pacis prefert omni bono temporali[7]. |
Risposta. Disposizione, la sopraddetta, da dover intendere: "a meno che il romano pontefice principale, che è Cristo, e del quale il papa fa le veci, non voglia il contrario"; difatti «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini», Atti degli Apostoli 5,29. Dio e diritto divino antepongono il bene della pace a qualsiasi bene materiale. |
Sed contra, quia in libro Sexto[8], De immunitate ecclesiarum, Gratuimus, excomunicantur omnes clerici qui talia conferunt laicis absque sedis apostolice licentia speciali expressa. |
Obiezione. Liber sextus (1298) delle decretali, libro III, titolo 23, capitolo 3, scomunica tutti quei chierici che cedono a laici siffatti beni materiali delle chiese senza esplicita licenza papale. |
Et dicendum quod papa Benedictus XI modificat illam |108rb| decretalem in constitutione sua que incipit Quod olim[9]. Vult enim quod illa excomunicatio extendatur solum ad exigentes per coactionem, non autem ad solventes sponte nec ad recipientes a sponte dantibus. |
Risposta. Papa Benedetto XI modifica codesta |108rb| decretale nella propria constituzione Quod olim (Perugia 12.V.1304). Dispone infatti che quella scomunica sia circoscritta a chi estorce, non a chi paga di sua volontà né a chi incassa da libera donazione. |
Sed contra, quia in illa constitutione[10] adiungitur quod concilium lateranense servetur de consulendo summum pontificem in talibus. |
Obiezione. Nella constituzione Quod olim si soggiunge di attenersi al concilio lateranense III (1179) quanto all'obbligo di consultare il sommo pontefice in siffatta materia. |
Et dicendum quod sine dubio obediendum est pape et consulendus est papa in casu predicto. In omni tamen casu ubi sciretur pro certo quod aliquid esset contra caritatem, nec preceptum hominis nec excomunicatio sunt timenda quia nullo modo est faciendum contra caritatem, cuius scilicet effectus est pax. |
Risposta. Certamente nel caso suddetto bisogna obbedire al papa e consultarlo. In una situazione, però, d'evidente conflitto con la carità, non bisogna temere né ordini umani né la scomunica. Mai infatti si deve agire contro la carità, il cui effetto è la pace. |
Item contra, quia in Sexto, De rebus ecclesie alienandis vel non, Prohibemus, prohibentur bona ecclesiastica submicti laicis[11]. |
Obiezione. Liber sextus (1298) delle decretali, libro III, titolo 9, capitolo 2, vieta di sottoporre i beni ecclesiastici ai laici. |
Et dicendum quod in tali casu non videtur dicenda submissio ecclesie sed potius relevatio, cum sit pro bono comuni et pacis, cui nullum aliud bonum potest equari, quamvis ordo iuris et caritatis exigat ut semper ecclesia tamquam superior consulatur. |
Risposta. Nel nostro caso, non ci sarebbe sottomissione della chiesa, piuttosto un rilevamento (o prelevamento di taluni beni), perché mirato al benessere della comunità e della pace; e a questo, nessun altro bene è equiparabile, sebbene e diritto e carità esigano consultazione della chiesa quale istanza superiore. |
[1] Glossa ordinaria in Cant. 6,8 "Viderunt" (Biblia cum glosis, ed. Venetiis 1495, f. 606ra). Remigio in Postille super Cantica (6,8): «Unde Glosa: "Magna catholice laus unitatis, quam et gratia mater que genuit in perpetuum eligit"» (cod. cit. f. 253va).
[2] Colletta (= orazione ufficiale nella liturgia della messa o dell'ufficio divino) del lunedì dopo Pentecoste, Deus qui apostolis (Ordinarium iuxta ritum O.P. (1259-62), ed. F.M. Guerrini, Roma 1921, n° 203 e n° 687). | «et alia»: colletta del venerdì delle Quattro Tempora di Pentecoste, Da quaesumus ecclesiae (Ordinarium n° 203 e n° 691).
[3] STEFANO LANGTON, Interpretationes nominum hebraicorum (1200 ca.): «Iudaia: confitens Dominum vel glorificatio Domini. Iudea: confessio vel glorificatio» (Bibl. Laurenziana, Conv. soppr. 593, f. 404ra). Remigio, secondo il gusto del tempo, fa frequentissimo uso - specie nei sermoni - dell'interpretazione degli antroponimi e toponimi ebraici. La sua fonte diretta non è il Liber interpretationis hebraicorum nominum (CCL 72) di san Girolamo ma le Interpretationes del Langton. Là dove quest'ultimo attinge da Girolamo, il testo di Remigio risulta più prossimo a quello del Langton; inoltre Remigio riporta interpretazioni di nomi presenti in Langton e assenti in Girolamo. La compilazione del Langton utilizza l'opera di Girolamo ma l'integra sia con interpretationes d'altri autori (Origene, Isidoro, Rabano Mauro...) sia con lemmi non interpretati da Girolamo (libri delle Cronache e dei Maccabei). Cf. A. D'ESNEVAL, Le perfectionnement d'un instrument de travail au début du XlIIe siècle: les trois glossaires bibliques d'Étienne Langton, in AA.VV., Culture et travail intellectuel dans l'Occident médiéval, Paris 1981, 163-75. Il glossario del Langton lo si ritrova spesso in calce alle bibbie medievali; era dunque un repertorio di facile accesso.
[4]
Extra IlI, 13, 12 (Corpus iuris canonici,
ed. Ae. Friedberg Il, 516). Extra IlI, 49 (De immunitate
ecclesiarum), 4 Non minus e 7 Adversus consules (ib. Il, 654-55, 656).
Extra o Extravagantes, collezione decretalistica pubblicata da
papa Gregorio IX nel 1234.
[5] Extra IlI, 49, 4 (Corpus iuris canonici... Il, 655). | E relativa Glossa in Extra IlI, 49,4 (Non minus) "Relevandas" (Decretales... cum glossis, Romae 1584, 1101a).
[6] «debet»: corretto su diebet, che non sembra un banale lapsus di copia bensì testimonianza della tendenza della fonetica romanza alla dittongazione della e tonica in sillaba aperta; diebet senza espunzione in cod. C, f. 317rb; abhorriebit in Contra falsos c. 47,145; Galienus era forma ricevuta nel mediolatino. Cf. A. CASTELLANI, Nuovi testi fiorentini del Dugento, Firenze 1952, 160.
[7] Cf. Contra falsos c. 27, 131-34; c. 27,151-55. Il testo biblico Act. 5,29 è l'autorità principe dei movimenti di riforma d'ispirazione evangelica del XII e XIII secolo che implicavano contestazione del monarchismo papale consolidatosi tra Gregorio VII e Bonifacio VIII; Vedi le monografie più sistematiche: H. GRUNDMANN, Movimenti religiosi nel medioevo, Bologna 1974; R. MANSELLI, Studi sulle eresie del secolo XII, Roma 1975; Ch. THouzELLIER, Catharisme et Valdéisme en Languedoc à la fin du XIIe et au début du XIIle siècle, Paris-Louvain 1969; J. GONNET - A. MOLNAR, Les Vaudois au moyen age, Torino 1974.
[8] Liber sextus decretalium III, 23, 3 (Clericis laicos) (Corpus iuris canonici... Il, 1062-63). Il Liber sextus fu promulgato da Bonifacio VIII il 3.III.1298. Nel titolo De immunitate ecclesiarum il riferimento ha un solo riscontro possibile (confermato dalla risposta all'obiezione che argomenta dalla Quod olim), cap. 3, Clericis laicos, la famosa bolla con cui papa Bonifacio (24.II.1296) intese ristabilire la suprema competenza papale su persone e beni ecclesiastici gravati dalle imposte straordinarie del re di Francia Filippo IV il Bello (cf. J. RIVIÈRE, Le problème de l'Eglise et de l'État au temps de Philippe le Bel, Paris 1926, 63 ss.). Premesso che le autorità laiche osano illegittimamente imporre gravi oneri fiscali a persone e beni ecclesiastici (Il, 1062-63), la Clericis laicos dispone: «Nos igitur, talibus iniquis actibus obviare volentes... statuimus quod quicumque praelati ecclesiasticaeque personae, religiosae vel saeculares quorumcumque ordinum, conditionis seu status, collectas vel tallias, decimam. vicesimam seu centesimam suorum et ecclesiarum proventuum vel bonorum laicis solverint vel promiserint vel se soluturos consenserint... eo ipso sententiam excommunicationis incurrant (...). Praelatis et personis ecclesiasticis supra dictis in virtute obedientiae et sub depositionis poena disctricte mandantes ut talibus absque expressa licentia dictae sedis nullatenus acquiescant (...). Et si solverint, vel praedicti receperint, excommunicationis sententiam incidant ipso facto. A supra dictis autem excommunicationum et interdicti sententiis nullus absolvi valeat, praeterquam in mortis articulo, absque sedis apostolicae auctoritate et licentia speciali» (Il, 1063). Dalle edizioni del Liber sextus non si rende ragione dell'incipit Gratuimus (degradazione grafica di Statuimus?) della citazione remigiana; nessun titolo né canone né capitolo del Corpus iuris canonici porta tale incipit (cf. X. OCHOA - A. DIEZ, Indices canonum, titulorum et capitulorum Corporis iuris canonici, Roma 1964).
Vedi caso Lucca 5.XII.1303: i titolari di chiese, monasteri e ospedali della diocesi di Lucca (che sottoscrivono in un lunghissimo elenco su più pergamene cucite l’una all’altra) nominano procuratori «religiosos et discretos viros fratres Ugonem [dei Borgognoni da Lucca] priorem provincialem de ordine Predicatorum, Tholomeum priorem lucanum et Banduccium de Pistorio de dicto ordine et Iacobum Alfei notarium absentes tamquam presentes et Lambertum Sornachi de Luca notarium presentem et mandatum recipientem» presso il papa per sollecitare l’assoluzione dalla scomunica o sospensione nelle quali protrebbero essere incorsi «occasione illicite et improvide solutionis et mut<u>ationis quam fecerunt seu consenserunt vel aliquis eorum, licet convicti et per timorem qui potuit cadere in constantem, de imposita seu tallia cuiuscumque mut<u>ationis seu solutionis vel subventionis quocumque nomine censeri posset eis imposite per lucanum comune et ab eis exacte cum effectu contra constitutiones bone memorie sanctissimi d. Bonifatii pape VIII; et ad impetrandum dispensationem super irregularitatibus contractis, a domino papa vel eius vicario seu penitentiario...» (Arch. di Stato di Lucca, Dipl. Tarpea 5.XII.1303).
[9] BENEDETTO XI, Quod olim, Perugia 12 maggio 1304, secondo l'ed. Ch. Grandjean in Le registre de Benoît XI, Paris 1905, coll. 792-93: «iiij idus maii, anno primo»; 13 maggio 1304 in Au. POTTHAST, Regesta pontificum romanorum II, rist. Graz 1975, n° 25427 (avevo dato precedenza a questa datazione in Remigiana..., MD 1982, 369 n° 4). Costituzione inserita nella tardiva collezione canonica Extravagantes communes III,13 cap. un. (Il, 1287-88). «Quod oIim per felicis recordationis Bonifacium papam VIII praedecessorem nostrum contra laicos, exigentes sive recipientes a clericis et ecclesiasticis personis tallias, decimam vel aliam quotam seu quantitatem aliquam de proventibus bonorum suorum aut ecclesiarum, nec non adversus solventes, aut promittentes, vel consentientes se soluturos, poenis adiectis statutum est, quantum ad poenas ipsas ex causa de consilio fratrum nostrorum restringimus ad exigentes tantummodo, et ad exigendum dantes auxilium, consilium vel favorem, non autem quoad easdem poenas in solventibus aut recipientibus a sponte dantibus deinceps vindicet sibi locum» (Il, 1287).
[10] «in illa constitutione» cioè Quod olim: «Ceterum attendant sollicite ecclesiarum praelati et alii clerici Lateranense concilium quod in huiusmodi subventionibus solum casum necessitatis aut communis utilitatis, ubi laicorum ad id non suppetant facultates, deliberatione provida noscitur excepisse, et deinde generale statuisse concilium, propter quorundam imprudentiam, etiam in hoc casu romanum pontificem, cuius interest communibus providere utilitatibus, primitus consulendum» (Corpus iuris canonici... Il, 1287-88). «Lateranense concilium» rinvia a Extra III, 49, 4 (Il, 655) del concilio Lateranense III (1179) (cf. Conciliorum oecumenicorum decreta, Bologna 1975, 221); «generale concilium» rinvia a Extra III, 49, 7 (Il, 656) del Lateranense IV (1215) (cf. Conciliorum..., 255), capitoli delle decretali citati qui sopra da Remigio quale materia d'obiezione.
[11] Liber sextus decretalium III, 9, 2: «Hoc consultissimo prohibemus edicto, universos et singulos praelatos ecclesias sibi commissas, bona immobilia seu iura ipsarum laicis submittere...» (Corpus iuris canonici... Il, 1042).